Assemblea Diocesana – Relazione Fine Triennio 2017-2020 – Articolazione ACR

“Ho un popolo numeroso in questa città” At, 18, 10

 “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. (Salmo 39,1)

Tutto è iniziato così, con un atto di abbandono e di fiducia nelle mani di Dio, con un “eccomi!” come risposta alla chiamata che il Signore ci ha fatto attraverso i piccoli e attraverso il dono prezioso dell’ACR. C’era la paura? Sì, tanta… C’era l’incertezza? Anche… C’era quella sensazione di inadeguatezza e di incapacità? Altroché e c’era anche un senso di smarrimento e di confusione, quel sentirsi piccoli e indifesi in un mare meravigliosamente tanto grande… a volte troppo! Ma c’erano anche l’entusiasmo, l’amore e il coraggio di fidarsi e di affidarsi a Qualcuno che nonostante tutti i nostri limiti ci chiedeva di seguirlo, di gettare in mare le reti per diventare pescatori di uomini… Qualcuno che ci invitava a dare tutto quello che avevamo e a essere pronti a scattare così, esattamente come eravamo, senza troppi ragionamenti e preparazioni, ma solo con la voglia di dire Sì, stavolta mi impegno io!

Da quel Sì di tre anni fa sono state tante le reti gettate e tanti i viaggi compiuti, viaggi che, portandoci da una parrocchia all’altra, ci hanno permesso di conoscere i bambini, i ragazzi, gli educatori, le famiglie, i parroci, i vari gruppi e le persone tutte che animano le nostre comunità e, anche se chi era lì magari non se ne accorgeva, sempre abbiamo avuto un occhio attento per capire e accogliere le situazioni diverse e a tratti complesse che abbiamo incontrato. Riassumere in poche righe tutto questo non è certamente semplice ma cercheremo di farlo con le parole più semplici e dirette che abbiamo affinché tutti possiamo riflettere insieme prima di rimetterci in cammino!

  1. GLI EDUCATORI E GLI AIUTO EDUCATORI

Vogliamo iniziare proprio con loro che sono le braccia di questa ACR!

Gli educatori non hanno mai smesso di credere alla proposta dell’AC, hanno accolto con entusiasmo i cambiamenti e hanno lavorato per provare a pensare e realizzare qualcosa di nuovo.

Ringraziamo per l’impegno e la passione ciascun responsabile parrocchiale, avete camminato al nostro fianco e avete faticato insieme a noi. Forse però questo non è bastato per accorciare le distanze con quel mostro a tre teste che a volte sembra essere la “diocesi”, sentiamo ancora come spesso ci percepiate come coloro che detengono il comando o che effettuano il controllo “qualità”… Ebbene, noi certamente vogliamo interrogarci per comprendere il motivo di questo atteggiamento ma vi preghiamo,  chiedetevi anche voi da dove nasca tale “ostilità” perché ve lo assicuriamo, noi ci siamo sempre messi a disposizione, con il telefono vicino al cuscino, pronti a rispondere in qualunque momento e a rimetterci in gioco con voi, giorno dopo giorno.

E poi chiediamoci ancora, guardando alle nuove generazioni di educatori, come diocesi e come parrocchie, le stiamo accompagnando bene? Le stiamo aiutando a capire perché fanno questa scelta educativa? E soprattutto, abbiamo ancora il coraggio di riconoscere il servizio educativo come una vocazione? Poche sono le parrocchie che affiancano al servizio educativo un gruppo educatori. A questo riguardo, riteniamo fondamentale sottolineare come il gruppo educatori non sia da considerare un ulteriore impegno da aggiungere al calendario ma come debba essere il luogo di discernimento della propria vocazione, di formazione e confronto e non solo di programmazione.

Spesso infatti facciamo tante cose, troppe e così finiamo con il sacrificare proprio quelle che preservano la nostra identità e che tra l’altro faticheremmo meno a fare dal momento che ci chiederebbero di essere semplicemente Azione Cattolica. Recuperiamo questa bella opportunità di crescita nelle parrocchie e scommettiamo su quelle strade che funzionano e portano frutto.

Troppo spesso stiamo diventando pro loco parrocchiali che organizzano feste, sagre, eventi di ogni tipo, siamo in tutte le attività di animazione liturgica (coro, gruppo lettori, gruppo pulizie, etc.), teniamo in piedi mesi e mesi di attività estive di vario tipo, teniamo impegnati in queste attività gli aiuto educatori negando loro il riposo e la spensieratezza estiva. “Ma loro sono entusiasti!” è la nostra risposta! Ovvio, sono giovani, l’entusiasmo del fare li metterebbe a capo di qualsiasi tipo di spedizione di bene!!! Ma siamo sicuri che abbiano capito la ragione profonda del loro servizio? Se guardiamo i numeri degli educatori che restano, benché a noi i numeri non piacciano molto, qualche domanda dobbiamo farcela! Se poi c’è una veglia di preghiera, una marcia della pace o un qualunque altro momento che ci richiama alla nostra appartenenza ma noi non ci siamo perché siamo stanchi o con troppi impegni, qualche domanda dobbiamo farcela!

Forse il vero problema non è aver smesso di crederci, forse il vero problema è che non abbiamo più il coraggio dei NO! Abbiamo perso la nostra capacità di discernere ciò che è nel nostro carisma e ciò che non lo è. Così facendo abbiamo anche bloccato dei processi all’interno delle parrocchie… il fatto di dire sì a tutto non aiuta la parrocchia a coinvolgersi! Un nostro NO potrebbe spingere altri a mettersi in gioco, a sentire per loro quella chiamata!

Recuperiamo ciò che appartiene al nostro carisma, la testimonianza nel quotidiano! Se ci rinchiudiamo in parrocchia, se rinchiudiamo i nostri giovani nelle parrocchie (conseguenza della nostra incapacità come consigli parrocchiali a dire NO…è ancora il consiglio luogo di discernimento?), come possiamo essere testimoni? Come può passare il messaggio alle nuove generazioni che è possibile vivere la nostra vita di giovani e adulti, la nostra vita di studenti e lavoratori, la nostra vita di figli e genitori e al tempo stesso essere laici impegnati, al tempo stesso dire sì al servizio e alla responsabilità? È vero dire Sì significa a volte anche rinunciare a una parte di sé per donarsi agli altri, significa anche ridurre il tempo dell’io per moltiplicare il tempo del noi ma dire Sì al servizio e alla responsabilità non restringe la nostra vita, non la rinchiude ma al contrario ne allarga a dismisura gli orizzonti. Ma non è mai questo il messaggio che passa, passa sempre l’idea che non sia possibile avere una vita ordinaria e una associativa insieme e così i giovani scappano, non scelgono di impegnarsi perché vedono già la loro vita oberata da un eccesso di Sĺ che li chiudono e li bloccano!

Può sembrare un discorso impopolare, e non ce ne vogliano i parroci, ma anche loro devono riacquisire il significato di avere l’Azione Cattolica in parrocchia… non significa avere una pezza da mettere dove serve, quanto piuttosto avere un laicato consapevole, non significa avere un comitato feste ed eventi, quanto un laicato che sa quello che è chiamato a fare, che sa che il Signore vuole uscire dalla Sua chiesa e vuole camminare per le strade, tra la gente! Saremo meno stanchi se torneremo a essere più NOI STESSI! Torniamo pertanto a generare processi, ad aiutare la crescita… e per raggiungere questo obiettivo ogni tanto distogliamoci dal fare, perché il fare non ha senso se il senso non è Gesù Cristo!

  • LA VECCHIA GUARDIA

Vogliamo chiamare così tutti quelli di una certa età associativa (e forse anche anagrafica!).

Dove siete presenti, si sente la differenza!!!

Dove riprendete entusiasmo, si sente la differenza!!!!

Abbiamo incontrato parrocchie in cui è stato lasciato tutto in mano ai giovani perché “è il loro momento adesso, noi abbiamo dato, abbiamo fatto!”. Parrocchie che soffrono però molto per questo vuoto!

Abbiamo incontrato parrocchie invece in cui tutto è ripartito perché un mondo associativamente adulto si è rimboccato le maniche e ha ripreso a camminare con i piccoli e con i giovani e quando questo accade non possiamo dire che non si senta!

Sicuramente un educatore livello advancednon deve più essere quello che “zombetta” alle feste ma ci si può e ci si deve ripensare, si può e si deve essere presenti sotto un’altra forma… noi giovani vi diciamo che siete importanti per noi, siete dei punti di riferimento, siete la nostra memoria grata e non possiamo fare a meno di voi per rendere bello e valido il nostro servizio!

Non vi mettete da parte, ripensatevi!!! Gettate ogni giorno, un po’ di più, il cuore oltre l’ostacolo, insieme a noi! Reinventiamoci insieme, sicuri che ci sarà sempre Lui a prenderci per mano! Accompagnateci perché noi avremo anche l’entusiasmo, l’instancabilità di chi è nel pieno delle forze ma voi avete l’esperienza che ci serve per non essere solo dei fiammiferi che si accendono e si consumano in un istante bensì delle lampade che fanno scorta di olio buono per bruciare nel tempo.

  • SPIRITUALITÀ

Crediamo fortemente e tristemente che tutta la nostra associazione viva oggi una crisi sulla spiritualità o quanto meno che  la viva a volte come una nebulosa informe e incolore.

I ragazzi cercano Gesù, vogliono incontrarlo… ma noi, in primis, a questo incontro ci crediamo? E soprattutto poi, crediamo davvero che sia possibile incontrare Gesù già alla loro età? Diamo ai ragazzi gli strumenti per farlo?

Vogliamo riportare all’attenzione di tutti l’esperienza fatta ad un campo scuola diocesano all’inizio del triennio. In quell’occasione erano presenti solo 8 ragazzi e 4 educatori: ebbene è stato il più bel campo del triennio. L’intimità ha reso evidente la volontà dei ragazzi di essere lì per un motivo: erano sempre pronti al mattino a recitare le lodi, desiderosi di scoprire quale fosse il tema del giorno e pronti a vivere in pieno le attività della giornata dalle quali sono emerse, di volta in volta, riflessioni davvero alte e profonde. Sì, è un’esperienza che va raccontata perché si è respirata la voglia dei ragazzi di vivere momenti di incontro con il Signore e questo ci chiama a essere responsabili e custodi della loro fiducia in questa associazione, ci fa capire quanto dobbiamo noi impegnarci per realizzare questo desiderio: che sia possibile per loro fare questo incontro dobbiamo crederlo noi per primi. I ragazzi vogliono incontrare Gesù, crediamoci! Crediamoci perché è così! E poi testimoniamolo!

Lasciamoci aiutare dai nostri parroci, parliamo di questo con loro! Torniamo a chiedere questo! Lasciamoci aiutare dalle proposte diocesane e affianchiamole con altrettante valide proposte parrocchiali!

Facciamo vivere ai ragazzi la bellezza dell’incontro con il Signore! Raccontiamo loro di come sia Lui davvero la cosa sola di cui c’è bisogno!

  • IL CONSIGLIO

C’è una forza grande all’interno della nostra associazione, un dono che spesso forse sottovalutiamo ed è la bellezza dell’essere in tanti, è la sinergia che nasce dal lavorare insieme per un sentire comune. Questo è il Consiglio diocesano. Alla fine del triennio ringraziamo tutti quelli che hanno camminato insieme a noi. Certo non è stato sempre facile, non sempre è stato un “successo”, a volte abbiamo sbagliato, altre forse non ci siamo ascoltati abbastanza, a volte non abbiamo avuto coraggio abbastanza, a volte forse siamo stati tutti un po’ frettolosi e superficiali, a volte abbiamo perso un po’ il senso di parole come unitarietà e corresponsabilità, altre non ci siamo fidati del tutto gli uni degli altri… Eppure è in questi momenti che il Signore ci ha presi davvero per mano e ci ha aiutati a vivere in pienezza questa vocazione speciale! E allora ecco che ci prendi gusto… ci prendi gusto perché lo scontro diventa incontro, la diversità diventa ricchezza, le povertà di ciascuno diventano perle preziose di un tesoro più grande che esiste da più di 150 anni… L’Azione Cattolica di ieri, di oggi e di domani cammina anche sulle nostre gambe, parla anche con le nostre bocche, lotta anche con i nostri sogni, continua a vivere perché e purché noi continuiamo a crederci! Attraverso la presenza di ciascuno di voi abbiamo vissuto sulla pelle le parole del Vangelo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me…”, è infatti nelle vostre debolezze che abbiamo accettato le nostre, è nella vostra unicità che abbiamo scoperto la nostra, è nel vostro volto che abbiamo trovato il Suo.

  • I RAGAZZI

“I fanciulli e i preadolescenti sono non solo oggetti dell’azione pastorale ma soggetti della costruzione della Chiesa par­tecipi a pieno titolo – e certamente a loro misura – della sua missione apostolica; e questa consapevolezza arric­chisce tutta la Chiesa. Se riusciremo a capire bene questo, non avremo reso un servizio solo ai più piccoli; infatti la presenza dei pic­coli nell’A.C. aiuterà l’associazione stessa a capirsi e ad attuare meglio il suo compito. Se noi capiremo come i ragazzi possono essere «soggetti attivi» nella Chiesa, capiremo anche come gli adulti possono essere soggetti attivi nella Chiesa.”   

                                                     Vittorio Bachelet

Non è a caso che lasciamo alla fine la riflessione sui ragazzi, perché come si dice “dulcis est in fundo”. Già perché sono loro davvero la nota più dolce nella variegata sinfonia dell’associazione. Ebbene, quando parliamo dei ragazzi iniziamo a farlo ricordandoci le parole di Bachelet: i ragazzi non sono solo oggetti ma sono soprattutto soggetti dell’azione pastorale. È in risposta a questa magnifica intuizione e al lavoro e ai desideri del precedente consiglio diocesano che in questo triennio è partita l’esperienza dell’Equipe diocesana dei Ragazzi (EDR), un’esperienza faticosa certamente ma assolutamente sconvolgente e illuminante.

Dare la parola ai ragazzi per rendere questo cammino di fede più a loro misura, ascoltare le loro proposte, ascoltare la loro voce è stato un privilegio meraviglioso e sì, come anche loro ci hanno fatto notare, siamo consapevoli che non sempre ci siamo riusciti, per questo vi chiediamo scusa ragazzi perché non abbiamo ancora capito bene come fare per rendere il nostro orecchio attento alla vostra voce e il nostro cuore all’altezza giusta del vostro… eppure siamo noi i grandi, dovremmo essere “capaci”!!!

Ma nonostante tutto questo, nonostante il nostro non essere pronti, l’EDR ha comunque vissuto delle esperienze molto belle e significative, esperienze in cui i ragazzi si sono sentiti protagonisti speciali:  hanno incontrato il Papa e portato a lui la loro voce in occasione dell’incontro internazionale del FIAC tenutosi a Roma nell’aprile del 2017, hanno incontrato più volte la consulta dei ragazzi di Avezzano con la quale è nato un bel gemellaggio caratterizzato da amicizia, confronto e scambio reciproco; hanno anche avanzato delle proposte alla diocesi come l’animazione della prima festa degli incontri a Roseto quando hanno scritto e recitato delle scenette introduttive, come la trasformazione della stessa festa degli incontri l’anno successivo in una gita affinché potesse essere un momento di aggregazione e condivisione anche con le loro famiglie e non solo una festa per “bambini” e poi ancora la realizzazione del DOCU-FILM sulla storia dell’ACR che è ancora un work in progress ma che vi promettiamo vedrà presto la degna e tanto aspettata pubblicazione.

Grazie di cuore a ciascuno dei ragazzi che ha composto l’EDR in questi anni, grazie a Angelica, Giorgio, Roberta, Alex, Angelica, Giulio, Alessandra, Giuseppe, Ilaria e Luca, grazie per la vostra energia, grazie per la vostra disponibilità, grazie per averci insegnato a aprire il cuore alla novità, a questa bella novità dell’EDR, che siamo certi ha segnato le nostre vite ma anche le vostre. Con l’EDR si è accesa una nuova luce sul protagonismo dei ragazzi nella nostra associazione diocesana, una luce che non possiamo e non dobbiamo spegnere e non è allora nemmeno un caso forse che LIGHT UP sia stato il titolo scelto dal nazionale per celebrare il cinquantesimo dell’ACR, un’esperienza forte e rivoluzionaria che alcuni dei nostri ragazzi hanno avuto la gioia di vivere e condividere con tanti altri acierrini d’Italia e che ci racconteranno con un breve video… Per cui a breve lasceremo A LORO LA PAROLA

  • CONCLUSIONI

Con immensa gratitudine concludiamo questo percorso, onorati di aver fatto parte di questa bellissima storia, consapevoli che tanto di più e meglio si sarebbe potuto fare ma anche sereni del fatto che questi tre anni siamo stati noi e che meraviglia che è stato scoprire come il Signore, se lo lasci fare, ti cambia la vita, te la scompiglia e te la ridona più ricca e colorata di prima, che bello capire finalmente che l’ACR, il servizio, la responsabilità non sono una categoria a sé ma che la vita quotidiana e quella associativa sono un unicum, un solo filo rosso intorno a cui cucire le nostre esistenze.

Se si potesse tornare indietro ridiremmo ancora Sì perché crediamo fortemente che tutto sia stato utile, che tutto sia stato tempo di grazia, anche i momenti difficili e di sconforto che inevitabilmente a volte abbiamo vissuto perché noi non crediamo allo spazio ma crediamo al tempo, noi non crediamo al tutto e subito ma crediamo al poco e piano piano, noi non crediamo ai numeri ma crediamo alle persone, noi non crediamo al fare e al dire ma all’essere e allo stare con, lo stare per… lo stare con i ragazzi e con gli educatori, lo stare con le famiglie e con le nostre chiese locali, lo stare con i nostri assistenti parrocchiali e diocesani, lo stare con e per il Signore, lo stare per qualcosa di così meravigliosamente imperfetto ma così perfettamente per ognuno di noi!

Da oggi ricomincerà un nuovo viaggio. L’augurio per l’ACR di domani e per tutta l’associazione è che possa mantenersi sempre autentica, che possa sempre ricordarsi di impregnarsi di Vita il più possibile, che non abbia paura di sporcarsi le mani e di correre rischi, che possa sempre custodire la bellezza e celebrare la memoria, che non dimentichi la sua storia e che ritrovi il coraggio della testimonianza dei fatti e non delle parole, un’ACR bella e travolgente dove i piccoli possano trovare giovani appassionati e pieni di sogni, adulti rassicuranti e fedeli, sacerdoti innamorati di Dio e delle persone, un’associazione casa per tutti, di misura extra-large, un’associazione di cui dire: sì è la città giusta per me, quella dove mi scopro amato e voluto da Dio, quella dove non sono da solo ma sono in cordata per arrivare alla vetta, quella dove non siamo uno ma siamo in tanti a costruire insieme il bene più prezioso: l’Amore!

Per finire davvero ora vogliamo recitare insieme a tutti voi il testo del salmo:

“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?”. (Salmo 115,13)

(…)Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8 egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9 Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
11 Ho detto con sgomento:
«Ogni uomo è inganno».

12 Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13 Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
14 Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
16 Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17 A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.(…)

Fraternamente:

Concetta Di Benedetto, Annalisa Falconi,

Don Gabriele Marchegiani

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